Intervista doppia a due torrefazioni italiane: cosa cercano oggi i locali?

Per comprendere meglio l’evoluzione dello specialty coffee in Italia, abbiamo raccolto il punto di vista di due torrefazioni italiane con approccio artigianale e orientamento alla qualità. Una opera nel Nord Italia, l’altra nel Centro. Entrambe collaborano con una rete di locali indipendenti — bar, ristoranti, bakery, wine bar — e ci offrono una panoramica concreta e aggiornata su ciò che oggi i gestori cercano, temono e desiderano dal mondo specialty.

Per comprendere meglio l’evoluzione dello specialty coffee in Italia, abbiamo raccolto il punto di vista di due torrefazioni italiane con approccio artigianale e orientamento alla qualità. Una opera nel Nord Italia, l’altra nel Centro. Entrambe collaborano con una rete di locali indipendenti — bar, ristoranti, bakery, wine bar — e ci offrono una panoramica concreta e aggiornata su ciò che oggi i gestori cercano, temono e desiderano dal mondo specialty.

1. Le richieste più frequenti dai locali

“Ci chiedono prodotti con identità: caffè buoni ma anche facili da raccontare. Il cliente finale vuole sapere cosa beve, quindi i gestori vogliono strumenti per comunicare bene.”

I locali cercano caffè tracciabili, con una storia dietro, profili aromatici ben distinti e lotti abbastanza stabili. Spesso vogliono anche il supporto per presentarli al pubblico: etichette personalizzabili, menù stampabili, QR code informativi da mettere sul tavolo.

“Chiedono anche varietà: vogliono cambiare caffè ogni due o tre mesi per tenere alta la curiosità dei clienti.”

Questa rotazione però non deve compromettere la qualità: i locali vogliono sperimentare, ma con l’aiuto della torrefazione per mantenere coerenza e continuità.

2. Le difficoltà iniziali più comuni

“La difficoltà principale è l’estrazione: anche chi è motivato spesso non ha una base tecnica.”

Spesso i problemi derivano da errate impostazioni del macinino, cattiva manutenzione della macchina o mancanza di bilance. Le torrefazioni intervistate investono tempo nell’affiancamento: formazione base, ricette, check periodici.

“Serve anche lavorare sulla mentalità: molti pensano che cambiare caffè basti per fare un salto di qualità, ma se non si cambia approccio, il cliente non percepisce la differenza.”

3. Le collaborazioni più virtuose

“Quando il barista è curioso e partecipa, si crea un’energia positiva. Degusta con noi, ci chiama per confrontarsi, ci coinvolge nei contenuti social.”

“Abbiamo locali che usano i nostri materiali per fare storytelling: uno ha messo la scheda tecnica del caffè in una cornice sul bancone, un altro la mostra al tavolo come carta dei vini.”

Quando il locale valorizza il prodotto e si allinea con lo stile della torrefazione, la collaborazione funziona. Non serve fare grandi numeri: la qualità del rapporto è tutto.

4. Cosa chiedono oggi alle torrefazioni

“Flessibilità, reattività e supporto reale. Non basta vendere il sacco: vogliono sapere come usarlo, quando proporlo, con cosa abbinarlo.”

Le torrefazioni segnalano che sempre più locali chiedono anche consulenza per la comunicazione: vogliono capire come raccontare lo specialty, come trasformare ogni referenza in una piccola storia da proporre ai clienti.

“Ci chiedono anche trasparenza sui prezzi, sui margini, e sulla sostenibilità della filiera. Il gestore oggi è più informato e vuole fare scelte consapevoli.”

Conclusione

Il dialogo tra torrefazione e locale si sta evolvendo: non è più un semplice rapporto fornitore-cliente, ma una collaborazione continua fatta di scambio, crescita e progettualità. I locali vogliono caffè buoni, sì, ma anche relazioni solide, formazione e strumenti per comunicare meglio con i propri clienti. Le torrefazioni che sanno ascoltare e accompagnare fanno oggi la differenza.